L’ “Ora Santa” pratica nei giovedì di Quaresima viene proposta a Santa Gemma nel capitolo “La Visita Notturna” (GEMMA GALGANI a cura della L.E.F. Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1977): una pratica che lo scrittore ha sicuramente fatta sua.
LA VISITA NOTTURNA
Il tempo passava e Gemma non migliorava. Sarà stato per l’ impiego intelligente della sua sofferenza, che a Gesù non poteva dispiacere: Gemma gliela offriva per la guarigione delle anime. Zia Elisa la sentiva implorare, anche nelle notti:” Salvali tutti, Gesù, i peccatori!”.
Il quattro gennaio i medici tentarono un’ altra prova, non del tutto passata di moda, i bottoni di fuoco: gliene impressero dodici nella regione lombare, senza che Gemma emettesse un lamento. Stettero ad aspettare, ma il risultato fu diverso da quello desiderato: agli altri dolori si aggiunse un forte dolore alla testa.
Con quelle poche possibilità di diagnosi che esistevano, i medici pensarono a un tumore inoperabile. Invece, in seguito alla sopraggiunta sordità all’ orecchio sinistro, videro che si trattava di un’ otite purulenta.
Gemma considerò che ormai l’ atteso congiungimento con Gesù non poteva esser lontano e ci si volle preparare con la confessione generale:” Mi confessai e aspettavo il momento di andare con Gesù”.
Ma quel momento era già diventato lungo più d’un altro mese e il Confessore, vedendola così afflitta perché le pareva che Gesù si fosse dimenticato di lei, le consigliò di fare una Novena all’ allora Beata Margherita Maria Alacoque, chiedendole la guarigione.
Gemma cercò di ubbidire senza tanta voglia e per due sere la fece, poi la debolezza l’aiutò a dimenticarla. La notte, intorno alla mezzanotte, quando era ancora sveglia, una mano la scosse con vigore e una voce le disse:” Fai subito la Novena alla Beata Margherita, ché oggi te la sei dimenticata”.
Gemma s’impaurì, e con la mano destra, che poteva muovere, strinse con forza il Crocifisso che teneva al collo, a chiedergli protezione.
Due sere dopo sentì posarsi una mano sulla fronte e un’ altra prenderle la mano sinistra, quella paralizzata. La stessa voce della volta precedente le offrì di fare insieme una Novena al Cuore Sacratissimo di Gesù, poi, da sé, ne facesse una alla Beata Margherita. Mentre pregavano insieme, i dolori scomparivano, poi tornavano.
La visita notturna, come la chiamò Gemma perché non sapeva chi fosse, rimase fedele tutte le nove sere.
Intanto il giovedì 23 Febbraio Suor Giulia delle Zitine, la sua vecchia maestra, che le voleva una gran bene e andava spesso a trovarla, parlando con lei della Beata Margherita, le consigliò di fare ogni giovedì di Quaresima l’ Ora Santa in unione all’ Agonia di Gesù. Proprio come Gesù aveva chiesto alla Beata Margherita. La proposta piacque così tanto a Gemma che prese l’ impegno con Gesù di farla tutti i giovedì della vita se l’ avesse guarita, e Gesù non lasciò cadere quella proposta tanto preziosa.
La Novena al Cuore di Gesù terminò il giovedì 2 Marzo, e la persona che la diceva con lei disse a Gemma: “Gesù è contento della promessa che gli hai fatto. Anche la Beata Margherita è contenta, perché ha ottenuto dal Cuore di Gesù di poterti guarire, e tu devi fare anche a lei una promessa: lo sai cosa vuole da te? Devi prometterle di farti monaca Salesiana”.
Infatti Santa Margherita Maria Alacoque, la Santa del Sacro Cuore di Gesù, e che tutto fa supporre fosse lei stessa la visitatrice notturna, era Salesiana.
Gemma non aspettava che quello, di nascondersi in convento, e rispose senza esitare:” Sì, sì, è tanto che ho questo desiderio”. “Allora” la rassicurò la voce,”domattina fai la Comunione, poi alzati, ché sarai guarita”.
I medici, qualche giorno prima, avevan detto che non sarebbe arrivata alla mezzanotte.
Allora, Gemma, con l’ orecchio sano, aveva udito e se n’ era rallegrata, ma ora, sicura della guarigione, e nell’ attesa di andare in convento, si addormentò tranquillamente.
La svegliò la mattina presto la zia Elisa per allestire la Comunione. Gliela portò Monsignor Volpi e Gemma volle prima fare una bella Confessione. Ma l’ emozione e lo sforzo erano grandi e appena ricevuto Gesù si addormentò di nuovo. E di nuovo venne la sua visita, le mise la mano sulla fronte e tornò a raccomandarle di rinnovare a Gesù tutte le promesse, aggiungendo che nel mese di Giugno, consacrato al Cuore di Gesù, si sarebbe consacrata tutta a Gesù.
Gemma, piena di contentezza, non aprì bocca, ma col cuore promise tutto. Arrivò la zia Elisa con la colazione e Gemma, svegliandosi al suo richiamo, s’ accorse d’ avere le mani giunte, dopo tutti quei mesi d’ impossibilità di muovere la mano sinistra.
Terminata la colazione e rimasta sola, provò col braccio e con la gamba, e vide che li muoveva bene. Col cuore in tumulto provò a mettersi a sedere sul letto e le riuscì senza sforzo. Alla testa non aveva più dolore, si sentiva guarita.
Si sgomentava a dire alle zie che voleva alzarsi, temeva di spaventarle, e glielo mandò adire per la sorella Giulia,
La zia Elisa arrivò con gli occhi spalancati, meravigliati e increduli, ma vedendola seduta sul letto cominciò a sperare anche lei nella guarigione e l’ aiutò a vestirsi.
Gemma si trovò in piedi. Ne scrisse:” Povero Gesù, la grazia era fatta, ero guarita”. L’espressione “povero Gesù” è tutta toscana, e significa “caro Gesù, buon Gesù”.
Le zie, i fratelli e le sorelle la guardavano trasognati. Gemma avrebbe voluto infilar subito l’ uscio di casa, verso Gesù nel Tabernacolo e verso il convento, ma era troppo debole e dovette rassegnarsi ad attendere otto lunghissimi giorni. Uscì, dopo un anno di immobilità , il venerdì successivo, e andò, con il passo incerto e la testa frastornata, a far la Comunione. Da quel giorno per lei sarà un giorno triste ogni giorno in cui non potrà ricevere Gesù nell’ Eucarestia.
Uscì di chiesa rinvigorita e invece di riprendere la strada di casa, come sarebbe stato consigliabile, prese quella del Convento delle Salesiane.
La suora portinaia, piena di gioia, disse forte;” C’è Gemma!”, e le suore si passarono la voce e le vennero incontro festose. Gemma sentiva di essere approdata al suo luogo di delizie, ma non poteva chiedere di restarci subito, e la sua gioia si smorzò in amarezza.
Le era stato chiesto di consacrarsi a Dio nel mese del Sacro Cuore, e giugno le pareva irraggiungibile. Le suore sentivano la sua tristezza e per consolarla la invitarono a partecipare a un corso di Esercizi Spirituali nel mese di maggio, che era meno lontano.
E Gemma tornò a casa. Ma ci si sentiva spersa, come in un mondo non suo, nel quale non sapesse muoversi. Gesù la riempiva di consolazione, ma nemmeno questo l’ appagava: or-mai viveva con tutta l’ anima in convento, e del resto i suoi non potevano capire quanto questa sua sofferenza e non potevano es-serle d’ aiuto.
Ma non era sola, nemmeno quando Gesù non si faceva sentire; l’ Angelo Custode non l’ aveva abbandonata, e le faceva da guida: la riprendeva ogni volta che non si comportava bene, la invitava a parlar poco e solo quando veniva interrogata. Le ordinava di tenere gli occhi bassi e la rimproverava, quando occorreva, anche in Chiesa:” Mi insegnò più volte come dovevo stare alla presenza di Dio, ad adorarlo nella sua infinita bontà, nella sua infinita maestà, nella sua misericordia, e in tutta la sua Infinita grandezza”.
La guidava come tenendola per mano perché non inciampasse negli ostacoli di questo mondo, com’è promesso da Dio a tutti quelli che lo chiedono.